LE MEMORIE

Sono legate alle uve del Raboso del Piave.

Un vino scuro, forte, vittorioso e che invecchia molto bene, il cui nome deriva forse da una connotazione geografica per via di un omonimo affluente del fiume Piave, o più probabilmente linguistica per il richiamo alla parola “rabbioso”: irruente e vigoroso.

Un vino che ha attraversato guerre ed epidemie passando dal “Picina Omnium Nigerrima” di epoca romana al “Vin da Viajo” della Serenissima. Oggi, le generazioni che nel corso dei secoli si sono succedute con passione e tenacia contando su un legame quasi unico col territorio, si adoperano per far conoscere e condividere tutto questo, attraverso incontri, visite, degustazioni. Non solo vino, anche cultura, arte, musica, per un linguaggio della comunicazione che ora può andare anche oltre confine e raggiungere clienti e amici in tutto il mondo.

1400-1500

Le prime testimonianze della famiglia Bonotto nel territorio veneto – e in particolare a Tezze – risalgono al XV secolo, epoca durante la quale si iniziò ad attribuire un cognome alla gens e si configurarono i casati. Il nome Bonus divenne “Bonotus” e successivamente Bonotto, cioè “buono”, “che porta bene”. Da quando si conoscono notizie documentali, la famiglia Bonotto dalle Tezze si è sempre dedicata ad attività di agricoltura e di commercio dei suoi prodotti. E il vino, nello specifico il Raboso del Piave, ne è sempre stato testimone importante.

Una famiglia che si è candidata a interpretare anche i bisogni e le aspettative della comunità in cui viveva, come testimonia il determinante intervento che ha luogo a metà del XVI secolo per portare alla costruzione della chiesa e all’istituzione della parrocchia del paese. I fratelli Michele e Piero Bonotto dalle Tezze espandono anche i loro interessi allargando alla gestione delle decime dell’Abbazia di Lovadina e alla conduzione per molti decenni dei pascoli appartenenti al Monastero di S. Maria degli Angeli di Murano cui dovevano pagare affitti quantificabili in somme di denaro e in prodotti delle coltivazioni e degli allevamenti , compreso quel Vin Nero per Venezia, così ben descritto nelle pergamene ancora oggi custodite presso l’Archivio di Stato ai Frari.

1600-1800

La caduta di Venezia apre nuovi scenari nel governo del territorio, stravolgimenti che influenzeranno i destini di queste terre. Dai documenti storici presso municipi e parrocchie si ricostruisce il passaggio della famiglia da casato di riferimento delle campagne attorno al Borgo all’insediamento attuale presso la vecchia Piazza del paese. Grandi evoluzioni nei sistemi di coltivazione della vite, nel contrasto alle nuove malattie, nell’introduzione di altre varietà per vini più moderni. I Bonotto dalle Tezze partecipano attivamente al continuo processo di acquisizione di nuove conoscenze in collaborazione con le Cattedre Ambulanti di Agraria e agli enti di istruzione e ricerca che via via sorgono nella regione.

Il Raboso continua, anche grazie alla sua proverbiale rusticità e resistenza, ad essere vino di riferimento apprezzato e descritto anche presso le corti europee che conservavano le vecchie annate disponibili. Resterà la sola uva a bacca rossa a sopravvivere in una coltivazione economicamente sostenibile.

1900

Il fragore dei bombardamenti della Prima Guerra Mondiale si avvicinava pericolosamente ma l’attività di vigneti e cantina continuava, anche senza gli uomini di famiglia impegnati al fronte. Perfino il Raboso della vendemmia 1917 era stato prenotato dai clienti, ma mai fu consegnato. Requisito, come tanti altri beni per diventare aiuto e ristoro dell’esercito invasore. La guerra di lì a poco era destinata ad arrivare letteralmente in casa, la Villa occupata dai comandi nemici, le cantine e le stalle requisite. Gli effetti devastanti dei bombardamenti sugli edifici e della fame e della paura sulle poche persone rimaste, uniche testimoni dello scempio. Nei primi anni ’20, con grande fatica, i fratelli Antonio e Giovanni Bonotto, tornati dalla guerra, iniziarono la lunga faticosa opera di ricostruzione e ripristino delle attività, non disgiunte da importanti traguardi personali come la Laurea in Ingegneria a Padova, l’introduzione di innovazioni e nuovi investimenti e la dedizione continua a quelle forme di cooperazione consortile fondamentali per aiutare a risollevare un territorio distrutto. Giovanni e la sua sposa Maria ebbero anche un figlio, Luigi, classe 1924, che con la sua opera garantirà un futuro all’azienda. Diventerà un uomo colto e saggio, stimato agronomo e appassionato di tutto ciò che la terra rappresentava. Uscito dalle lacerazioni della Seconda Guerra Mondiale, gestirà con successo l’azienda di famiglia ereditando dal padre anche il posto in associazioni locali di coltivatori, produttori di latte e vino. Diventerà il periodo del “miracolo economico” di una società giovane, quella del dopoguerra, che si andrà via via industrializzando e motorizzando, nella quale Luigi sarà chiamato a interpretare il cambiamento senza disperdere il patrimonio di stile e di valori delle generazioni passate.

2000

Se a partire dalla metà del ‘900 il Raboso inizia a perdere le sue condizioni di sostanziale monopolio della coltivazione della vite e del mercato del vino, con l’avvento del XXI secolo sarà chiamato a manifestare sempre di più il suo valore storico e identitario che lo confermano punto di riferimento in una società sempre più multietnica e globalizzata. I fratelli e le sorelle Bonotto, la diciassettesima generazione documentata, affidano ad Antonio e alla sua sposa Vittoria l’affascinante compito di scrivere le nuove pagine di questa lunga storia di vita e di lavoro. È l’attività di oggi che si estrinseca in mille diversi progetti e iniziative. Ma questo possiamo viverlo direttamente e non leggerlo sui libri o sul sito. È per questo che vi aspettano presso la sede aziendale, per conoscere le persone e visitare i luoghi di questi vini unici e irripetibili.

Bonotto Delle Tezze è socio del Movimento Turismo del Vino e della Confraternita del Raboso Piave